
I SETTE VIZI CAPITALI. 1 LA GOLA
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08/12/2007 | RosannaP.
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Ci avviciniamo alle feste, ed io non ho resistito alla tentazione di sorridere pensando ai momenti esistenziali che stiamo per vivere un po' tutti nelle prossime settimane. Saremo certamente vittime di almeno un solo vizio. E da qui inizio a presentarveli tutti, perché non solo siamo portatori della bellissima storia cristiana, ma abbiamo anche antiche origini pagane.
Cos'è un vizio e perché ci incuriosisce, ci seduce, ci rapisce più che ogni altra meravigliosa virtù?
Un poeta che cantava i paradisi artificiali, li descrive come il vizio che ci siamo concessi per essere felici in quel mondo che abbiamo costruito, come frutto della genialità dell'essere umano.
<>. (Saggi sui paradisi artificiali,1860).
Certamente egli si riferiva ad un certo tipo di vizi, che ora sono definiti moderni, ovvero a quello dell'alcool, del fumo e dell'uso di varie sostanze stupefacenti che servivano, secondo i poeti maledetti, a far accedere ad una dimensione mentale visionaria. Era l'inizio del processo di creazione di un'opera d'arte, quindi se ne decantano le grandezze ispiratrici. Il vizio, sarebbe, perciò un gesto di consolazione, per il fatto che ci troviamo a vivere in una dimensione infelice. Attraverso il vizio, ci costruiamo, cioè, un nostro paradiso personale.
La grande tradizione teologica cristiana ci spiega, però, che il vizio è un peccato. Ci sono vari gradi e modi di peccare, perché,per esempio, ci sono peccati morali, che riguardano una serie di regole stabilite in società, che ci dicono come dovremmo comportarci. Ci sono, poi, peccati più gravi, per cui non dovremmo assolutamente fare certe cose. La Chiesa riconosce sette tipi di peccati gravi, ovvero atti religiosamente illeciti e che porterebbero ad una condotta decisamente riprorevole. Sono descritti come malattie dello spirito, e che, ancor prima, si manifesterebbero secondo dei sintomi psicopatologici. Chi ha vizi in questo senso è giudicato un peccatore, cosciente e che coltiva dei comportamenti deviati in maniera razionale,decisa. Cioè, sceglie di peccare ( e siamo ancora lì...).
Wikipedia riporta tale visione ed elenca i sette vizi capitali descrivendoli in questo modo:
(1) l' Ira, che consiste nel lasciarsi facilmente andare alla collera ;
(2) l' Accidia, ovvero la pigrizia, l'ozio, la poca voglia di fare, ma in origine indicava l'apatia, il disinteresse verso gli altri e verso la vita ;
(3) la Lussuria, peccato caratteristico di chi è dedito e succube dei rapporti sessuali ;
(4) l' Avarizia, cioè la mancanza di generosità, anche se in origine indicava la tendenza all'accumulo eccessivo ed ingiustificato, come la tesaurizzazione ;
(5)la Gola, propria di chi si abbandona ed eccede nei piaceri della tavola ;
(6) l' Invidia, ovvero il desiderio malsano verso chi possiede qualità, beni o situazioni migliori delle proprie ;
(7) la Superbia, cioè il “difetto” di colui che si erge in netta superiorità rispetto agli altri, facendo pesare la propria situazione di rilievo .
Esistono poi altre classificazioni di peccato, caratteristiche queste di una società inclinata, abituata, viziata appunto. La causa sarebbe l'ignoranza, acquisita da una mancata o inadeguata educazione, oppure dalla mancanza di cognizione, e dalla scarsa percezione dello spirito di sacrificio. Quindi i <> diventano : consumismo, conformismo,spudoratezza, sessomania, sociopatia, diniego, vuoto, corruzione, ignoranza e odio,oltre a fumo, alcool, droga, e infine, ma in realtà prima di tutto, il gioco.
Secondo la Chiesa, il peggior peccato è sicuramente la superbia, perché si riferisce a persone che comportandosi in particolari modi, in realtà si innalza a Dio, offendendolo sul piano peggiore, quando invece il superbo dovrebbe, prima di tutto, ridimensionarsi alla condizione reale in cui si trova, cioè di netta inferiorità.
Nel Medioevo, poi, anche la tristezza era considerata un peccato, poiché è un sentimento di infelicità che nasce dalla mancata capacità di apprezzare le cose buone e belle, dono di Dio agli uomini.
A me piace pensare alla tristezza in questi termini, perché penso che effettivamente si dovrebbe cercare di guardare alla vita sempre con occhi ottimisti, propositivi, e non di chiusura, seppure sia un continuo scontrarsi con quello che ci capita. Anche in questa direzione va la riflessione che faccio sui sette vizi capitali, non per moralizzare il lettore, ma per amore nei confronti della bellezza dell'umanità. Già che siamo vicini al Natale, poi, non potevo che pensare all'ingordigia che caratterizzeranno, per tutti, le prossime tre, quattro settimane. Tra festoni tipicamente italiane, con quelle mangiate barbare (soprattutto al Meridione, diciamolo pure...) che dureranno da pranzo a cena senza interruzione, lo scambio di regali, di litigate con gli zii invadenti e politicamente antipatici, mentre la nonna cercherà di placare gli animi con l'ennesima bottiglia di spumante, le cuginette in piena adolescenza, coi telefonini nascosti sulla sedia, che non vedono l'ora di andare a fumarsi una sigaretta di nascosto, e sedute accanto ci saranno le classiche cognate con i loro discorsi assurdi: peccherete certamente come golosi, invidierete qualcosa,non sopporterete qualcuno o magari sarete stati avari nel prefestivo, per farvi poi il weekend a capodanno, vi ubriacherete e si conformeranno tutti al rito tribale dell'inverno. Dopo le feste, avremo un periodo di svuotamento, di noia, di sociopatia, non sopporteremo neanche di guardarci allo specchio, pur di non vedere nessuno, avremo consumato irrefrenabilmente tutte le risorse, e anche saperci un po' tristi per l'attuale situazione ci renderà coscienti che abbiamo appena peccato. Sarà tutto da rifare. Ci prometteremo anche questa volta che il detto “anno nuovo, vita nuova” si riempirà di significato.
Mi sembra spontaneo, a questo punto, presentare il primo peccato natalizio per eccellenza.
<> (Inferno VI 52-54).
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LA GOLA
Ciacco, il goloso. E' a lui che Dante che deve fare una richiesta nel suo viaggio in un'altra vita : "Qual'è la sorte di un gruppo di Fiorentini illustri della passata generazione, «ch'a ben far puose li 'ngegni» (Inf. VI, 81)?” Ciacco dice che essi sono tra le anime più nere e che si trovano nei cerchi inferiori dell'Inferno. Dopo aver visto che anche gli effetti della poesia amorosa, al quale aveva aderito in gioventù, possono portare alla dannazione, con l'episodio di Paolo e Francesca ( in un prossimo girone di peccati...*), adesso il Poeta scopre che anche il valore politico in vita non garantisce la salvezza divina. Boccaccio ne fa il protagonista dell'ottava novella della nona giornata del Decameron, descrivendolo come «uomo ghiottissimo quanto alcun altro fosse giammai... per altro assai costumato e tutto pieno di belli e piacevoli motti», confermando questa opinione nelle sue Esposizioni sopra la Commedia:
<>
(Esposizioni, VI litt. 25)
C'è, poi, da considerare anche la combinazione tra più peccati capitali. Le relazioni peggiori della gola sono quelle con un altro dei vizi gravi, cioè la lussuria. C'è chi mangia per fame. Chi non si ferma a questo, e non è mai sazio. Gola e lussuria, come dire Bacco e Venere. E' ovvia l'allusione,perché la connessione esiste anche in un proverbio latino, “Se Cenere manca, anche Venere è fredda”. Dunque, una situazione nella quale la sopravvivenza dell'individuo e la sopravvivenza della specie si scontrano o si addizionano, e di cui è spia una duplice fame. Innanzitutto quella di cibo, e poi, a pancia abbastanza piena,gli altri tipi di fame,tutte nell'ambito del desiderio. Certo,la “concupiscenza”, secondo la definizione scolastica di “amore disordinato delle cose sensibili”, si caratterizza quindi di negatività, e tendenziale peccaminosità perchè è qualcosa che «deriva dal peccato» almeno quello originale, «e rende inclini al peccato» (Concilio di Trento). Eppure, è difficile pensare che alla madre Eva, al vedere così appetitosa quella già raccontata mela, non fosse venuta l'acquolina in bocca.
Con la sorpresa di Dante dopo l'incontro con Ciacco nel girone dei golosi, scopriamo che non è solo l'unione delle persone che desiderano in egual modo (come i politici, i lussuriosi, i desiderosi non per fame, ma per incessante desiderio ), ma è la natura stessa del peccato a mettere l'uomo in una situazione tale che, se non lo abbia materialmente ottenuto, ne abbia almeno sentito il desiderio. Se non avete mangiato dopo questa ondata di feste a cui ci stiamo avvicinando, almeno avrete peccato di sentirne la fame. Potremmo aver resistito alla gola, ma avremmo magari desiderato, e non avendo ottenuto, invidieremmo chi possiede. Ci saranno poi, gli avari,che o per gelosia o per accidia, saranno coloro i quali mai avranno ceduto alcuna cosa, e si innalzeranno superbamente sugli altri credendo di essere gli intelligenti della situazione. Qualcuno a questo punto si irriterà, si arrabbierà, ma pur nella ragione, sarà caduto preda dell'ira.
Continuerò a raccontare i peccati capitali, e ci troveremo sicuramente d'accordo a riconoscerci in almeno una delle descrizioni poetiche che proverò a regalarvi. E poi ci sarà sempre la legge del contrappeso ad aspettarci alla fine. Con oggi, stiamo ancora iniziando a fare gli alberi di Natale... intanto buon inizio .
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Rosanna Perrone
Ci avviciniamo alle feste, ed io non ho resistito alla tentazione di sorridere pensando ai momenti esistenziali che stiamo per vivere un po' tutti nelle prossime settimane. Saremo certamente vittime di almeno un solo vizio. E da qui inizio a presentarveli tutti, perché non solo siamo portatori della bellissima storia cristiana, ma abbiamo anche antiche origini pagane.
Cos'è un vizio e perché ci incuriosisce, ci seduce, ci rapisce più che ogni altra meravigliosa virtù?
Un poeta che cantava i paradisi artificiali, li descrive come il vizio che ci siamo concessi per essere felici in quel mondo che abbiamo costruito, come frutto della genialità dell'essere umano.
<>. (Saggi sui paradisi artificiali,1860).
Certamente egli si riferiva ad un certo tipo di vizi, che ora sono definiti moderni, ovvero a quello dell'alcool, del fumo e dell'uso di varie sostanze stupefacenti che servivano, secondo i poeti maledetti, a far accedere ad una dimensione mentale visionaria. Era l'inizio del processo di creazione di un'opera d'arte, quindi se ne decantano le grandezze ispiratrici. Il vizio, sarebbe, perciò un gesto di consolazione, per il fatto che ci troviamo a vivere in una dimensione infelice. Attraverso il vizio, ci costruiamo, cioè, un nostro paradiso personale.
La grande tradizione teologica cristiana ci spiega, però, che il vizio è un peccato. Ci sono vari gradi e modi di peccare, perché,per esempio, ci sono peccati morali, che riguardano una serie di regole stabilite in società, che ci dicono come dovremmo comportarci. Ci sono, poi, peccati più gravi, per cui non dovremmo assolutamente fare certe cose. La Chiesa riconosce sette tipi di peccati gravi, ovvero atti religiosamente illeciti e che porterebbero ad una condotta decisamente riprorevole. Sono descritti come malattie dello spirito, e che, ancor prima, si manifesterebbero secondo dei sintomi psicopatologici. Chi ha vizi in questo senso è giudicato un peccatore, cosciente e che coltiva dei comportamenti deviati in maniera razionale,decisa. Cioè, sceglie di peccare ( e siamo ancora lì...).
Wikipedia riporta tale visione ed elenca i sette vizi capitali descrivendoli in questo modo:
(1) l' Ira, che consiste nel lasciarsi facilmente andare alla collera ;
(2) l' Accidia, ovvero la pigrizia, l'ozio, la poca voglia di fare, ma in origine indicava l'apatia, il disinteresse verso gli altri e verso la vita ;
(3) la Lussuria, peccato caratteristico di chi è dedito e succube dei rapporti sessuali ;
(4) l' Avarizia, cioè la mancanza di generosità, anche se in origine indicava la tendenza all'accumulo eccessivo ed ingiustificato, come la tesaurizzazione ;
(5)la Gola, propria di chi si abbandona ed eccede nei piaceri della tavola ;
(6) l' Invidia, ovvero il desiderio malsano verso chi possiede qualità, beni o situazioni migliori delle proprie ;
(7) la Superbia, cioè il “difetto” di colui che si erge in netta superiorità rispetto agli altri, facendo pesare la propria situazione di rilievo .
Esistono poi altre classificazioni di peccato, caratteristiche queste di una società inclinata, abituata, viziata appunto. La causa sarebbe l'ignoranza, acquisita da una mancata o inadeguata educazione, oppure dalla mancanza di cognizione, e dalla scarsa percezione dello spirito di sacrificio. Quindi i <> diventano : consumismo, conformismo,spudoratezza, sessomania, sociopatia, diniego, vuoto, corruzione, ignoranza e odio,oltre a fumo, alcool, droga, e infine, ma in realtà prima di tutto, il gioco.
Secondo la Chiesa, il peggior peccato è sicuramente la superbia, perché si riferisce a persone che comportandosi in particolari modi, in realtà si innalza a Dio, offendendolo sul piano peggiore, quando invece il superbo dovrebbe, prima di tutto, ridimensionarsi alla condizione reale in cui si trova, cioè di netta inferiorità.
Nel Medioevo, poi, anche la tristezza era considerata un peccato, poiché è un sentimento di infelicità che nasce dalla mancata capacità di apprezzare le cose buone e belle, dono di Dio agli uomini.
A me piace pensare alla tristezza in questi termini, perché penso che effettivamente si dovrebbe cercare di guardare alla vita sempre con occhi ottimisti, propositivi, e non di chiusura, seppure sia un continuo scontrarsi con quello che ci capita. Anche in questa direzione va la riflessione che faccio sui sette vizi capitali, non per moralizzare il lettore, ma per amore nei confronti della bellezza dell'umanità. Già che siamo vicini al Natale, poi, non potevo che pensare all'ingordigia che caratterizzeranno, per tutti, le prossime tre, quattro settimane. Tra festoni tipicamente italiane, con quelle mangiate barbare (soprattutto al Meridione, diciamolo pure...) che dureranno da pranzo a cena senza interruzione, lo scambio di regali, di litigate con gli zii invadenti e politicamente antipatici, mentre la nonna cercherà di placare gli animi con l'ennesima bottiglia di spumante, le cuginette in piena adolescenza, coi telefonini nascosti sulla sedia, che non vedono l'ora di andare a fumarsi una sigaretta di nascosto, e sedute accanto ci saranno le classiche cognate con i loro discorsi assurdi: peccherete certamente come golosi, invidierete qualcosa,non sopporterete qualcuno o magari sarete stati avari nel prefestivo, per farvi poi il weekend a capodanno, vi ubriacherete e si conformeranno tutti al rito tribale dell'inverno. Dopo le feste, avremo un periodo di svuotamento, di noia, di sociopatia, non sopporteremo neanche di guardarci allo specchio, pur di non vedere nessuno, avremo consumato irrefrenabilmente tutte le risorse, e anche saperci un po' tristi per l'attuale situazione ci renderà coscienti che abbiamo appena peccato. Sarà tutto da rifare. Ci prometteremo anche questa volta che il detto “anno nuovo, vita nuova” si riempirà di significato.
Mi sembra spontaneo, a questo punto, presentare il primo peccato natalizio per eccellenza.
<> (Inferno VI 52-54).
[img src=/data/rubriche/qyh9he13lwe4kjxfnzo11197121817.jpg alt=Immagine>
LA GOLA
Ciacco, il goloso. E' a lui che Dante che deve fare una richiesta nel suo viaggio in un'altra vita : "Qual'è la sorte di un gruppo di Fiorentini illustri della passata generazione, «ch'a ben far puose li 'ngegni» (Inf. VI, 81)?” Ciacco dice che essi sono tra le anime più nere e che si trovano nei cerchi inferiori dell'Inferno. Dopo aver visto che anche gli effetti della poesia amorosa, al quale aveva aderito in gioventù, possono portare alla dannazione, con l'episodio di Paolo e Francesca ( in un prossimo girone di peccati...*), adesso il Poeta scopre che anche il valore politico in vita non garantisce la salvezza divina. Boccaccio ne fa il protagonista dell'ottava novella della nona giornata del Decameron, descrivendolo come «uomo ghiottissimo quanto alcun altro fosse giammai... per altro assai costumato e tutto pieno di belli e piacevoli motti», confermando questa opinione nelle sue Esposizioni sopra la Commedia:
<>
(Esposizioni, VI litt. 25)
C'è, poi, da considerare anche la combinazione tra più peccati capitali. Le relazioni peggiori della gola sono quelle con un altro dei vizi gravi, cioè la lussuria. C'è chi mangia per fame. Chi non si ferma a questo, e non è mai sazio. Gola e lussuria, come dire Bacco e Venere. E' ovvia l'allusione,perché la connessione esiste anche in un proverbio latino, “Se Cenere manca, anche Venere è fredda”. Dunque, una situazione nella quale la sopravvivenza dell'individuo e la sopravvivenza della specie si scontrano o si addizionano, e di cui è spia una duplice fame. Innanzitutto quella di cibo, e poi, a pancia abbastanza piena,gli altri tipi di fame,tutte nell'ambito del desiderio. Certo,la “concupiscenza”, secondo la definizione scolastica di “amore disordinato delle cose sensibili”, si caratterizza quindi di negatività, e tendenziale peccaminosità perchè è qualcosa che «deriva dal peccato» almeno quello originale, «e rende inclini al peccato» (Concilio di Trento). Eppure, è difficile pensare che alla madre Eva, al vedere così appetitosa quella già raccontata mela, non fosse venuta l'acquolina in bocca.
Con la sorpresa di Dante dopo l'incontro con Ciacco nel girone dei golosi, scopriamo che non è solo l'unione delle persone che desiderano in egual modo (come i politici, i lussuriosi, i desiderosi non per fame, ma per incessante desiderio ), ma è la natura stessa del peccato a mettere l'uomo in una situazione tale che, se non lo abbia materialmente ottenuto, ne abbia almeno sentito il desiderio. Se non avete mangiato dopo questa ondata di feste a cui ci stiamo avvicinando, almeno avrete peccato di sentirne la fame. Potremmo aver resistito alla gola, ma avremmo magari desiderato, e non avendo ottenuto, invidieremmo chi possiede. Ci saranno poi, gli avari,che o per gelosia o per accidia, saranno coloro i quali mai avranno ceduto alcuna cosa, e si innalzeranno superbamente sugli altri credendo di essere gli intelligenti della situazione. Qualcuno a questo punto si irriterà, si arrabbierà, ma pur nella ragione, sarà caduto preda dell'ira.
Continuerò a raccontare i peccati capitali, e ci troveremo sicuramente d'accordo a riconoscerci in almeno una delle descrizioni poetiche che proverò a regalarvi. E poi ci sarà sempre la legge del contrappeso ad aspettarci alla fine. Con oggi, stiamo ancora iniziando a fare gli alberi di Natale... intanto buon inizio .
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Rosanna Perrone
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