
Il mondo a 33 giri, trent'anni a ritmo di dance
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20/03/2005 | logan
- 7013
Molti di quelli che leggono queste righe, e che su questa pagina cercano una bella idea per passare una qualsiasi notte del 2005, nel 1975 non erano neanche nati.
In quell'anno, il 19 marzo, Pasquale 33 (all'anagrafe Paparella, il che giustifica ampiamente la necessità di un nickname...), storico dj barese, girava il suo primo disco alla console di un locale da ballo, il Black Line di Giovinazzo. Sono passati trent'anni, sette/otto sconvolgimenti del costume, milionate di dischi, una manciata di generazioni, [testo rosso>rock, punk, new wave, disco music, house, hip-hop e molto altro ancora[/testo>.
[img src=/data/rubriche/oinsnza37tr3t6emm7ay.jpg alt=Immagine>
Sabato Pasquale festeggia 30 anni di puntine appoggiate sui solchi ed è subito chiaro che un'intervista sia un luogo angusto
e insufficiente per raccontare mille storie di mille notti diverse.
Nella sua carriera i club si susseguono a ritmo incalzante: il Galaxy di Palese nel 1981, lo Snoopy nell'83 con Michele
Ranieri e Vito Saliani; la Piscina 80 di Rosa Marina e nell'86 il Renoir di Bari, dove l'ondata rock-new-wave esauriva il suo slancio per lasciare spazio ad un nuovo genere che arrivava dall'America e che i meglio informati iniziarono a chiamare «house». Arrivarono gli anni degli Incognito, dell'acid jazz, di Africa Bambaata, dell'underground.
Nel 1987 Pasquale apre Doctor Musik, negozio di dischi in via Calafati, che diventa crocevia di giovani dj e delle novità che arrivano dal pianeta. A seguire, negli anni, gli altri club come lo Strage Fruit dal quale passano artisti come Cassandra Wilson, Patrizia Conte, Geri Allen, Charlie Haden; nel 1993 il Nostro viene inserito con lo Snoopy nell'album Panini delle discoteche, nel '96 collabora con Nicola Di Venere al Divinae Follie di Bisceglie, altro locale che ha fatto epoca in Puglia e nel Sud.
Dal '99 è il resident del Gorgeous a Bari, quasi un direttore musicale del club che fa preso a diventare un punto di riferimento per la nuova concezione di show-food. Nel 2000 su Radionorba parte «Coolgroves», settimanale di nuove tendenze musicali, dal nu-soul al breakbeat.
[testo rosso>Ma cosa si suonava in discoteca del 1975? [/testo>
«Di tutto, ma non come si intende oggi. Di tutto davvero: dai lenti al rock'n'roll, passando per la disco music. La gente andava nei locali da ballo per un solo motivo: ballare. Iniziavo a mettere i dischi alle otto e mezza della sera e a
mezzanotte avevamo finito».
[testo rosso>Quale è stato il momento in cui è cambiato tutto? [/testo>
«Intorno all'87, quando suonavo al Renoir. I pezzi new wave e rock che avevamo suonato per anni, iniziavano a perdere colpi.
La gente era incuriosita da nuovi brani che avevano come ritmo la cassa elettronica: arrivavano i primi pezzi house».
[testo rosso>Mettiamo a confronto due atmosfere: un locale degli anni '70 ed un club del 2000. [/testo>
«La discoteca segnava il passaggio dalla festa privata al locale pubblico. Era qualcosa di proibito. Una volta entrati c'era entusiasmo e spontaneità: si pensava solo a ballare. Oggi si mangia, si ascolta musica, si beve. Il locale si è evoluto, è diventato un altra cosa, nel bene e nel male».
[testo rosso>Torniamo agli anni '70. Con che spirito i ragazzi entravano in un locale? [/testo>
«Ricordo gruppi e comitive di venti/trenta persone. Non c'erano i pierre. Ci si incontrava in un posto e si andava in
discoteca insieme: bastavano tre ondate per riempire un club. Oggi invece il target di riferimento è il single. A volte la
gente va da sola in discoteca. E' una cosa che fa davvero malinconia: è lo specchio della solitudine che segna la nostra quotidianità. Single o a piccoli gruppi arrivano in discoteca convinti di incontrare chissà chi, ed alla fine tornano a casa
più soli di prima».
[testo rosso>Se dovessi pensare ad alcuni dischi simbolo, che hanno cambiato la storia dei club? [/testo>
«Il primo che mi viene in mente è Your Love di Frankie Knuckles, mi sembra nel 1988. Era il primo successo house mondiale.
Prim'ancora Respect di Adeva: quel pezzo invece segno il passaggio dalla disco music anni '70 alla Aretha Franklin, alla
dance più soul».
[testo rosso>Quali invece i locali che hanno significato qualcosa in questi 30 anni? [/testo>
«L'elenco è lunghissimo e si corre il rischio di dimenticare sempre qualcuno. Mi viene in mente il Penthouse sulla strada per Valenzano nel 1984. Poi lo Snoopy nel 1980, l'Extasy nel 1983 dove crebbe l'house pugliese; il Camelot del 1988 che ospitò grandi deejay, ed il Divinae Follie per tutti gli anni 90».
[testo rosso>Presente e futuro delle discoteche? [/testo>
«I club vanno ridimensionati. E' finita l'era degli ospiti che fanno i protagonisti: una pista piccola e tanti servizi diversi e di alta qualità. Siamo di fronte a locali che hanno natura diversa, non sono più discoteche».
[testo rosso>Tanto per chiudere la carrellata: l'ultimo disco che ti è piaciuto? [/testo>
«Una compilation. Purple Music Vol II selezionata da Jamie Lewis».
articolo e intervista a cura di Lucio Palazzo
GUARDA LE FOTOGALLERY
In quell'anno, il 19 marzo, Pasquale 33 (all'anagrafe Paparella, il che giustifica ampiamente la necessità di un nickname...), storico dj barese, girava il suo primo disco alla console di un locale da ballo, il Black Line di Giovinazzo. Sono passati trent'anni, sette/otto sconvolgimenti del costume, milionate di dischi, una manciata di generazioni, [testo rosso>rock, punk, new wave, disco music, house, hip-hop e molto altro ancora[/testo>.
[img src=/data/rubriche/oinsnza37tr3t6emm7ay.jpg alt=Immagine>
Sabato Pasquale festeggia 30 anni di puntine appoggiate sui solchi ed è subito chiaro che un'intervista sia un luogo angusto
e insufficiente per raccontare mille storie di mille notti diverse.
Nella sua carriera i club si susseguono a ritmo incalzante: il Galaxy di Palese nel 1981, lo Snoopy nell'83 con Michele
Ranieri e Vito Saliani; la Piscina 80 di Rosa Marina e nell'86 il Renoir di Bari, dove l'ondata rock-new-wave esauriva il suo slancio per lasciare spazio ad un nuovo genere che arrivava dall'America e che i meglio informati iniziarono a chiamare «house». Arrivarono gli anni degli Incognito, dell'acid jazz, di Africa Bambaata, dell'underground.
Nel 1987 Pasquale apre Doctor Musik, negozio di dischi in via Calafati, che diventa crocevia di giovani dj e delle novità che arrivano dal pianeta. A seguire, negli anni, gli altri club come lo Strage Fruit dal quale passano artisti come Cassandra Wilson, Patrizia Conte, Geri Allen, Charlie Haden; nel 1993 il Nostro viene inserito con lo Snoopy nell'album Panini delle discoteche, nel '96 collabora con Nicola Di Venere al Divinae Follie di Bisceglie, altro locale che ha fatto epoca in Puglia e nel Sud.
Dal '99 è il resident del Gorgeous a Bari, quasi un direttore musicale del club che fa preso a diventare un punto di riferimento per la nuova concezione di show-food. Nel 2000 su Radionorba parte «Coolgroves», settimanale di nuove tendenze musicali, dal nu-soul al breakbeat.
[testo rosso>Ma cosa si suonava in discoteca del 1975? [/testo>
«Di tutto, ma non come si intende oggi. Di tutto davvero: dai lenti al rock'n'roll, passando per la disco music. La gente andava nei locali da ballo per un solo motivo: ballare. Iniziavo a mettere i dischi alle otto e mezza della sera e a
mezzanotte avevamo finito».
[testo rosso>Quale è stato il momento in cui è cambiato tutto? [/testo>
«Intorno all'87, quando suonavo al Renoir. I pezzi new wave e rock che avevamo suonato per anni, iniziavano a perdere colpi.
La gente era incuriosita da nuovi brani che avevano come ritmo la cassa elettronica: arrivavano i primi pezzi house».
[testo rosso>Mettiamo a confronto due atmosfere: un locale degli anni '70 ed un club del 2000. [/testo>
«La discoteca segnava il passaggio dalla festa privata al locale pubblico. Era qualcosa di proibito. Una volta entrati c'era entusiasmo e spontaneità: si pensava solo a ballare. Oggi si mangia, si ascolta musica, si beve. Il locale si è evoluto, è diventato un altra cosa, nel bene e nel male».
[testo rosso>Torniamo agli anni '70. Con che spirito i ragazzi entravano in un locale? [/testo>
«Ricordo gruppi e comitive di venti/trenta persone. Non c'erano i pierre. Ci si incontrava in un posto e si andava in
discoteca insieme: bastavano tre ondate per riempire un club. Oggi invece il target di riferimento è il single. A volte la
gente va da sola in discoteca. E' una cosa che fa davvero malinconia: è lo specchio della solitudine che segna la nostra quotidianità. Single o a piccoli gruppi arrivano in discoteca convinti di incontrare chissà chi, ed alla fine tornano a casa
più soli di prima».
[testo rosso>Se dovessi pensare ad alcuni dischi simbolo, che hanno cambiato la storia dei club? [/testo>
«Il primo che mi viene in mente è Your Love di Frankie Knuckles, mi sembra nel 1988. Era il primo successo house mondiale.
Prim'ancora Respect di Adeva: quel pezzo invece segno il passaggio dalla disco music anni '70 alla Aretha Franklin, alla
dance più soul».
[testo rosso>Quali invece i locali che hanno significato qualcosa in questi 30 anni? [/testo>
«L'elenco è lunghissimo e si corre il rischio di dimenticare sempre qualcuno. Mi viene in mente il Penthouse sulla strada per Valenzano nel 1984. Poi lo Snoopy nel 1980, l'Extasy nel 1983 dove crebbe l'house pugliese; il Camelot del 1988 che ospitò grandi deejay, ed il Divinae Follie per tutti gli anni 90».
[testo rosso>Presente e futuro delle discoteche? [/testo>
«I club vanno ridimensionati. E' finita l'era degli ospiti che fanno i protagonisti: una pista piccola e tanti servizi diversi e di alta qualità. Siamo di fronte a locali che hanno natura diversa, non sono più discoteche».
[testo rosso>Tanto per chiudere la carrellata: l'ultimo disco che ti è piaciuto? [/testo>
«Una compilation. Purple Music Vol II selezionata da Jamie Lewis».
articolo e intervista a cura di Lucio Palazzo
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