Intervista a Paolo Berni, autore del romanzo “Dal Buio”.
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28/11/2024 | Bookpress
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Paolo Berni è nato nel 1983; cresciuto a pane e cultura pop, è un grande appassionato di cinema, fumetti e videogame. La sua carriera lo ha portato a lavorare in alcune case editrici dove ha potuto immergersi nei mondi dei suoi eroi d'infanzia, contribuendo a prodotti editoriali dedicati a personaggi leggendari come le Tartarughe Ninja, i Cavalieri dello Zodiaco, Batman, i Looney Tunes, Dragon Ball e tanti altri. Attualmente produce libri da colorare per adulti e bambini coraggiosi, disponibili sotto la bandiera PLAYSKULL. “Dal buio” (2024) è il suo primo romanzo.
«Ci presenti il tuo thriller psicologico d'esordio “Dal Buio”?»
Dal Buio è una storia che porto nel cuore da moltissimi anni. Scriverla mi è costato uno shock emotivo e ho impiegato anni per svilupparla e renderla quello che è ora, grazie anche a molti lettori beta che mi hanno seguito fin dai primi capitoli e ai preziosi consigli della brillante Carmela Tomei e del mio caro amico Valerio Curione.
All'apparenza è un'avventura oscura, ma in realtà è una lunghissima lettera d'amore, per quanto mi riguarda.
«Mentre si legge il tuo romanzo non si può non provare una forte nostalgia per gli anni Novanta: è un sentimento che nasce soprattutto in chi quel periodo lo ha vissuto da adolescente ma che può originarsi anche nei più giovani, che respirano un'atmosfera diversa da quella attuale, più libera e spensierata. Sei nato nel 1983 e sai bene di cosa parlo: cosa hanno significato per te quegli anni, e in che modo hanno influenzato il tuo percorso di scrittore?»
Gli anni Ottanta e Novanta, al di là della nostalgia dovuta a chi li ha vissuti nell'adolescenza, ritengo che siano stati decenni oggettivamente grandiosi. Specialmente per quanto riguarda la produzione artistica. Spero di non essere frainteso: ritengo che anche al giorno d'oggi si produca della buona musica, dei discreti film, fumetti, cartoni animati e giocattoli.
Ma, fatta eccezione per casi rari o produzioni indipendenti, ormai sembra che tutto sia frutto di complessi algoritmi. Nel cinema, per esempio: non vedo più film d'autore o idee che potrebbero sembrare folli ma che hanno il potenziale per diventare dei cult. Ovviamente, l'industria cinematografica ha sempre cercato il profitto, ma ho la sensazione che si rischiasse di più rispetto ad oggi e questo ci ha regalato delle opere eterne e irripetibili. Lo dimostra anche il fatto che i film recenti di maggiore successo si rifanno a brand o personaggi del passato.
«Il tredicenne Leo è l'intenso protagonista della storia narrata. Un ragazzino ribelle e anche molto tormentato; un personaggio complesso: come è nata l'idea alla base della sua caratterizzazione?»
Ora che il libro è pubblicato, mi rendo conto di quanto sia stato ingenuo a non prevedere domande di questo tipo e che sarebbero state le più frequenti, come tra l'altro è naturale che sia. Per rispondere in modo forse un po' evasivo, ma onesto, uso le parole di una persona più saggia di me: “Non vi fate illusioni, non esistono che libri autobiografici.”
«Leo ha un gruppo di amici inseparabili, con i quali ha formato un club - “La Fratellanza”; con loro vive pericolose avventure e si inoltra nel folto del bosco per testare i propri limiti. Non si può non pensare al romanzo “IT” di Stephen King, in cui conosciamo il Club dei Perdenti composto da sette ragazzini di dodici anni, accomunati da una vita infelice e perseguitati da un gruppo di bulli locali, oltre che da un mostro proveniente dai loro peggiori incubi. Ed è proprio ciò che succede anche nella tua opera quando, dopo un pestaggio da parte di alcuni bulli, Leo finisce in un limbo tra la vita e la morte, costretto ad affrontare una situazione paranormale. Oltre a “IT”, quali sono state le altre fonti di ispirazione per il tuo romanzo?»
Ce ne sono tantissime, quella di “IT” non è nemmeno la più esplicita e mi fa piacere che sia stata colta. Mi sono ispirato molto anche alle atmosfere del film “I Goonies” o al libro, sempre di King, “Stagioni diverse” dal quale è stato tratto anche un film indimenticabile.
La scintilla di ispirazione che mi ha portato a scrivere, però, la attribuisco al libro di Donato Carrisi “L'uomo del labirinto”. Anche se il suo libro che amo di più è “Il tribunale delle anime”.
«Nella tua storia, ambientata nel 1993, è presente uno spiccato citazionismo; so che hai condotto molte ricerche per essere il più attendibile e accurato possibile nel ricostruire quegli anni, e nel riproporre l'abbigliamento più in voga, la musica più ascoltata, i film più iconici, i passatempi e i giochi più gettonati tra i giovani. È la tua parte nerd che ha preso il sopravvento e che ti ha spinto verso un tale livello di scrupolosità, o era ritenuto da te necessario per contestualizzare al meglio la vicenda?»
Entrambe le cose. In quanto nerd, so quanto sia fastidioso quando ci sono delle inesattezze su citazioni o contesti a me cari e sono stato molto attento perché mi piacerebbe che il romanzo fosse più di un semplice “ti sblocco un ricordo”. Non volevo basarmi esclusivamente sui miei ricordi, quindi ho condotto un'approfondita ricerca su usi e costumi dell'epoca anche da fonti esterne. La mia intenzione era di rendere l'esperienza interessante ai giovanissimi e un autentico flashback per chi ha avuto la fortuna di vivere quegli anni in prima persona. Molte delle cose che succedono nella storia, tra l'altro, non avrebbero senso in un contesto differente, quindi per me era fondamentale che fosse credibile.
«Cosa significa per te scrivere e raccontare storie?»
Un mio vecchio professore di italiano, nonostante i conflitti personali che inizialmente ci hanno divisi, è riuscito a risvegliare il mio interesse per i libri e non dimenticherò mai la frase che citava in continuazione: “Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla”.
«“Dal buio” avrà un seguito, o in questo momento ti stai muovendo verso un'altra direzione narrativa?»
Pochi giorni fa ho fatto un lungo viaggio in auto per raggiungere il liceo artistico di Orvieto a fare una presentazione del libro, mentre guidavo, ascoltavo un cd degli Infected Mushrooms e ho avuto un'epifania per una storia che non vedo l'ora di scrivere.
Non voglio anticipare troppo, dico solo che è la storia di un corriere clandestino di sangue che si ritroverà braccato da fazioni di vampiri e dalle forze dell'ordine, il tutto in un contesto urbano cyberpunk in stile “Blade Runner”. Per quanto riguarda un seguito di “Dal Buio”, dei lettori me lo hanno chiesto, alcuni anche con una certa insistenza. Lo attribuisco in buona parte al finale aperto, ma io ho sempre escluso di renderla una storia seriale. Tuttavia, non posso negare di aver fatto dei sogni lucidi molto vividi sul proseguimento della storia e di aver appuntato su un quaderno tutti i dettagli. La verità è che non sono emotivamente pronto a tornare nel Buio. Ma se “Dal Buio” dovesse raggiungere molti cuori e le richieste dovessero aumentare, potrei farci un pensierino
Contatti
https://www.instagram.com/paolo_berni_dal_buio/
Link di vendita online
https://amzn.eu/d/aYmj83j
«Ci presenti il tuo thriller psicologico d'esordio “Dal Buio”?»
Dal Buio è una storia che porto nel cuore da moltissimi anni. Scriverla mi è costato uno shock emotivo e ho impiegato anni per svilupparla e renderla quello che è ora, grazie anche a molti lettori beta che mi hanno seguito fin dai primi capitoli e ai preziosi consigli della brillante Carmela Tomei e del mio caro amico Valerio Curione.
All'apparenza è un'avventura oscura, ma in realtà è una lunghissima lettera d'amore, per quanto mi riguarda.
«Mentre si legge il tuo romanzo non si può non provare una forte nostalgia per gli anni Novanta: è un sentimento che nasce soprattutto in chi quel periodo lo ha vissuto da adolescente ma che può originarsi anche nei più giovani, che respirano un'atmosfera diversa da quella attuale, più libera e spensierata. Sei nato nel 1983 e sai bene di cosa parlo: cosa hanno significato per te quegli anni, e in che modo hanno influenzato il tuo percorso di scrittore?»
Gli anni Ottanta e Novanta, al di là della nostalgia dovuta a chi li ha vissuti nell'adolescenza, ritengo che siano stati decenni oggettivamente grandiosi. Specialmente per quanto riguarda la produzione artistica. Spero di non essere frainteso: ritengo che anche al giorno d'oggi si produca della buona musica, dei discreti film, fumetti, cartoni animati e giocattoli.
Ma, fatta eccezione per casi rari o produzioni indipendenti, ormai sembra che tutto sia frutto di complessi algoritmi. Nel cinema, per esempio: non vedo più film d'autore o idee che potrebbero sembrare folli ma che hanno il potenziale per diventare dei cult. Ovviamente, l'industria cinematografica ha sempre cercato il profitto, ma ho la sensazione che si rischiasse di più rispetto ad oggi e questo ci ha regalato delle opere eterne e irripetibili. Lo dimostra anche il fatto che i film recenti di maggiore successo si rifanno a brand o personaggi del passato.
«Il tredicenne Leo è l'intenso protagonista della storia narrata. Un ragazzino ribelle e anche molto tormentato; un personaggio complesso: come è nata l'idea alla base della sua caratterizzazione?»
Ora che il libro è pubblicato, mi rendo conto di quanto sia stato ingenuo a non prevedere domande di questo tipo e che sarebbero state le più frequenti, come tra l'altro è naturale che sia. Per rispondere in modo forse un po' evasivo, ma onesto, uso le parole di una persona più saggia di me: “Non vi fate illusioni, non esistono che libri autobiografici.”
«Leo ha un gruppo di amici inseparabili, con i quali ha formato un club - “La Fratellanza”; con loro vive pericolose avventure e si inoltra nel folto del bosco per testare i propri limiti. Non si può non pensare al romanzo “IT” di Stephen King, in cui conosciamo il Club dei Perdenti composto da sette ragazzini di dodici anni, accomunati da una vita infelice e perseguitati da un gruppo di bulli locali, oltre che da un mostro proveniente dai loro peggiori incubi. Ed è proprio ciò che succede anche nella tua opera quando, dopo un pestaggio da parte di alcuni bulli, Leo finisce in un limbo tra la vita e la morte, costretto ad affrontare una situazione paranormale. Oltre a “IT”, quali sono state le altre fonti di ispirazione per il tuo romanzo?»
Ce ne sono tantissime, quella di “IT” non è nemmeno la più esplicita e mi fa piacere che sia stata colta. Mi sono ispirato molto anche alle atmosfere del film “I Goonies” o al libro, sempre di King, “Stagioni diverse” dal quale è stato tratto anche un film indimenticabile.
La scintilla di ispirazione che mi ha portato a scrivere, però, la attribuisco al libro di Donato Carrisi “L'uomo del labirinto”. Anche se il suo libro che amo di più è “Il tribunale delle anime”.
«Nella tua storia, ambientata nel 1993, è presente uno spiccato citazionismo; so che hai condotto molte ricerche per essere il più attendibile e accurato possibile nel ricostruire quegli anni, e nel riproporre l'abbigliamento più in voga, la musica più ascoltata, i film più iconici, i passatempi e i giochi più gettonati tra i giovani. È la tua parte nerd che ha preso il sopravvento e che ti ha spinto verso un tale livello di scrupolosità, o era ritenuto da te necessario per contestualizzare al meglio la vicenda?»
Entrambe le cose. In quanto nerd, so quanto sia fastidioso quando ci sono delle inesattezze su citazioni o contesti a me cari e sono stato molto attento perché mi piacerebbe che il romanzo fosse più di un semplice “ti sblocco un ricordo”. Non volevo basarmi esclusivamente sui miei ricordi, quindi ho condotto un'approfondita ricerca su usi e costumi dell'epoca anche da fonti esterne. La mia intenzione era di rendere l'esperienza interessante ai giovanissimi e un autentico flashback per chi ha avuto la fortuna di vivere quegli anni in prima persona. Molte delle cose che succedono nella storia, tra l'altro, non avrebbero senso in un contesto differente, quindi per me era fondamentale che fosse credibile.
«Cosa significa per te scrivere e raccontare storie?»
Un mio vecchio professore di italiano, nonostante i conflitti personali che inizialmente ci hanno divisi, è riuscito a risvegliare il mio interesse per i libri e non dimenticherò mai la frase che citava in continuazione: “Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla”.
«“Dal buio” avrà un seguito, o in questo momento ti stai muovendo verso un'altra direzione narrativa?»
Pochi giorni fa ho fatto un lungo viaggio in auto per raggiungere il liceo artistico di Orvieto a fare una presentazione del libro, mentre guidavo, ascoltavo un cd degli Infected Mushrooms e ho avuto un'epifania per una storia che non vedo l'ora di scrivere.
Non voglio anticipare troppo, dico solo che è la storia di un corriere clandestino di sangue che si ritroverà braccato da fazioni di vampiri e dalle forze dell'ordine, il tutto in un contesto urbano cyberpunk in stile “Blade Runner”. Per quanto riguarda un seguito di “Dal Buio”, dei lettori me lo hanno chiesto, alcuni anche con una certa insistenza. Lo attribuisco in buona parte al finale aperto, ma io ho sempre escluso di renderla una storia seriale. Tuttavia, non posso negare di aver fatto dei sogni lucidi molto vividi sul proseguimento della storia e di aver appuntato su un quaderno tutti i dettagli. La verità è che non sono emotivamente pronto a tornare nel Buio. Ma se “Dal Buio” dovesse raggiungere molti cuori e le richieste dovessero aumentare, potrei farci un pensierino
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