MANFREDONIA TRENTA ANNI DOPO: LA SEVESO DEL SUD

MANFREDONIA TRENTA ANNI DOPO: LA SEVESO DEL SUD

Domani martedì 26 settembre si celebrano i trent'anni dallo scoppio
dell'Anic di Manfredonia che provocò il rilascio nell'aria di 32 tonnellate
di arsenico, noto cancerogeno, e la morte negli anni di decine di persone.
Maurizio Portaluri, Direttore Generale dell'Asl Bat 1, propone una
ricostruzione storica e una riflessione sull'argomento.
MANFREDONIA TRENTA ANNI DOPO: LA SEVESO DEL SUD
"Alle 9,50 del 26 settembre 1976 nello stabilimento Anic scoppia la colonna di lavaggio dell'impianto di sintesi dell'ammoniaca. E' domenica e questa fortunata casualità fa sì che siano investiti dallo scoppio 20 operai rispetto ai 300 di una ditta di appalto normalmente in servizio nei giorni feriali. In città il clima è tranquillo. E' una serena mattina domenicale di un settembre caldo e rassicurante. Le prime anziane signore escono parlottando dalle chiese al termine delle funzioni religiose del mattino, i bimbi si rincorrono nelle piazzette e il corso principale già si anima di fidanzatini e coppiette alla loro prima uscita festiva. Niente e nessuno lasciano immaginare quel che sta accadendo. Già dal '71, anno in cui il petrolchimico inizia le sue produzioni, la città comincia a gravitare come un satellite intorno all'Anic, una sorta di dipendenza economica ma anche culturale, sociale, di modelli e aspettative. E cinque anni sembrano tanti per confortare il territorio sul suo futuro e su quello delle prossime generazioni. La città pare protesa in un salto in avanti capace di guardare con ottimismo i successivi anni per tutti. Fino alla mattina del 26 settembre 1976. Il boato cupo e sordo, come di un centinaio di botti finali delle feste patronali del nostro Sud che scoppiano contemporaneamente e il pauroso spostamento d'aria conseguente, paralizza per un attimo la città, ma anche i suoi sogni di riscatto. La cupola della colonna dell'arsenico attraverserà tutto lo stabilimento e finirà sopra un grande capannone. Alcuni minuti dopo tutti scorgono nel cielo una grande nube scura che si dirige verso la città, addensandosi e oscurando le abitazioni. Poi comincia a cadere dal cielo una specie di fanghiglia giallastra molto leggera simile a neve. Contiene dosi mortali di anidride arseniosa, noto cancerogeno in grado di produrre tumori polmonari, della pelle del fegato e dell'intestino" (1)
A seconda delle fonti, trentadue oppure dieci tonnellate di anidride arseniosa si riversarono sullo stabilimento e sulla città. Solo due giorni dopo sulla Gazzetta del Mezzogiorno la dirigenza Anic ammette che "è fuoriuscita qualche sostanza tossica ma in misura minima". A 200 metri dalla fabbrica il laboratorio di Igiene e Profilassi rileverà 40 grammi di anidride arseniosa pro chilo di fogliame. Fin dal primo giorno successivo allo scoppio moriranno molti animali da cortile. Nei giorni successivi un centinaio di ricoveri per segni di intossicazione acuta si registreranno nei vicini ospedali tra i lavoratori. Fino al 29 settembre la mensa aziendale servirà pasti preparati all'interno.
L'assessore regionale alla sanità, Matteo Fantasia, risponde ad un intervista della Gazzetta che chiede "Questa roba è veleno, arsenico, come ce ne liberiamo?” “ Con l'acqua, innaffiamo tutta la zona, ci vorrebbe una bella alluvione come quella di due anni fa che lavi, che irrori, che si porti via il veleno.” “Porti Via dove? L'arsenico non diventa qualcosa d'altro in acqua, resta arsenico, veleno!.” “Sì, risponde, ma nell'acqua viene diluito e l'acqua finisce in mare.”
Il 2 ottobre inizia una bonifica consistente nella irrorazione dei terreni con sali di ferro che dovrebbero legare l'anidride e renderla solubile. Poi i tecnici chiamati a consulto diranno che la concentrazione della soluzione sparsa sul terreno è insufficiente così le operazioni verranno ripetute. Le arsenicurie dei lavoratori continuano però ad essere elevate. I lavoratori allontanati dallo stabilimento dopo un periodo a casa riportano valori del tossico nelle urine nella norma. Il 20 gennaio '77 la bonifica viene dichiarata conclusa e poiché le arsenicurie dei lavoratori non sono ancora sotto i 100 gamma/litro, i tecnici consulenti dicono che 800 gamma/litro può essere considerato un valore normale.
Il ruolo della medicina ufficiale e delle istituzioni.
Nel 1982 un numero monografico della rivista La Medicina del Lavoro viene dedicato all'incidente.(2) Una coorte di circa 1900 lavoratori viene riesaminata principalmente sotto il profilo della funzionalità epatica. Nulla di anormale, dichiarano gli esperti. Alcuni articoli vengono dedicati alla distinzione tra arsenico organico e arsenico inorganico, distinzione che nel '76 non era stata possibile in laboratorio. Si cerca di sancire che molte arsenicurie elevate dipendevano da una ingestione di arsenico organico presente nei crostacei assunti con la dieta tipica di un paese di mare come Manfredonia. Una tesi smentita da un attento esame dai risultati sperimentali descritti dagli stessi autori che mostrano come l'arsenico alimentare a differenza di quello inorganico sparisce dalle urine in meno di 12 ore. Si ammette però nella stessa rivista che gli effetti sanitari soprattutto i tumori potranno ancora manifestarsi in futuro. Ma l'evento dal punto di vista della sanità pubblica viene praticamente archiviato.
Nicola Lovecchio: la “scienza” dei problemi.
Sarà il capoturno del magazzino insacco, Nicola Lovecchio, ammalatosi nel 1993 a 46 anni di tumore al polmone, a collegare l'incidente del '76 ai casi di tumore occorsi ad una trentina di lavoratori dall'83 in poi. L'esposto che presentò in Procura con Medicina Democratica nel 1996 esitò nel 2001 in un rinvio a giudizio per 12 tra dirigenti e consulenti anche medici dell'Anic (poi Enichem). L'accusa sosteneva che la contaminazione e quindi l'esposizione dei lavoratori sia proseguita almeno per i sei anni successivi all'evento.
Lo studio di mortalità relativo ai lavoratori diretti e indiretti condotto e aggiornato al 31.12.2001 dai consulenti di Lidia Giorgio, sostituto procuratore di Foggia e titolare dell'inchiesta, ha mostrato un aumento significativo della mortalità per tumore maligno della cistifellea ed ha evidenziato un incremento della mortalità per tumore polmonare in corrispondenza di tempi di latenza superiori ai 15 anni tra I dipendenti. Entrambe queste osservazioni sono correlabili all'esposizione ad arsenico connessa all'incidente del 26.9.76 ed alle successive fasi di bonifica.
Lo studio di mortalità relativo alla coorte delle ditte in appalto (costituita da soggetti maggiormente esposti ad arsenico rispetto a quelli della coorte dei dipendenti ANIC) ha mostrato un significativo aumento dei tumori polmonari in corrispondenza di tempi di latenza di 20 o più anni e, più in generale, un aumento della mortalità per tutti i tumori in questa categoria di soggetti. Anche questa osservazione è correlabile all'esposizione ad arsenico dei soggetti in esame. L'insieme di queste osservazioni, in particolare l'aumentata mortalità per cause neoplastiche (con speciale riferimento alle neoplasie polmonari e della cistifellea) dopo un tempo di latenza coerente con quanto indicato dalla letteratura, avvalora l'ipotesi di un ruolo causale dell'esposizione ad arsenico nell'insorgenza di queste patologie.
Nicola Lovecchio è morto il 9 aprile del 1997. Il processo penale, iniziato nel 2002, è ancora in corso davanti al Tribunale di Manfredonia.(3) L'Enichem Agricoltura non esiste più, al suo posto il contratto d'area ha installato senza quasi bonifica del sito nuove fabbriche provenienti dal Nord.(3)
Nessuna indagine epidemiologica per aree concentriche al luogo dell'esplosione è stata condotta nè di mortalità, nè di incidenza dei tumori e di altre patologie lamentate in momenti pubblici dalla popolazione negli anni anni immediatamente successivi, come gli aborti e le malformazioni infantili. Lo studio di mortalità del Centro Ambiente e Salute dell'OMS di Roma pubblicato nel 2002 e relativo agli anni 1990-1994 non mostra eccessi significativi per nessun tumore. Ipotizza una relazione dell'incidente del 1976 con l'eccesso di morti per malattie genito-urinarie soprattutto tra gli uomini e afferma che «la relativa carenza di eccessi di mortalità registrati è in qualche modo in contrasto con l'entità delle emissioni...E' anche possibile che le principali conseguenze abbiano avuto luogo sui professionalmente esposti che ...non sono efficacemente rappresentati nello studio della popolazione generale. Infine si può ipotizzare che i soli effetti apprezzabili siano a lungo termine e che ne vediamo I primi segnali nel 1994» (4)
NOTE
(1) G. Di Luzio I fantasmi dell'Enichem, Baldini Castoldi Dalai Editore, Milano, 2003, pagg 33-34
(2) La Medicina del Lavoro, 1982, 73, suppl al n. 3
(3) Procedura d'infrazione 1998/4802 notificata dalla Commissione Europea “La Commissione Europea ha sottolineato in particolare che, per quanto riguarda le “discariche private”, gli interventi di bonifica sono ancora lontani dall'essere completati. In particolare ha evidenziato che i tempi per il completamento dei lavori di bonifica dell'isola 14 non sono stati indicati. Con riferimento alle isole 12 e 17, la Commissione ha osservato che, ad oltre 18 mesi dalla data della sentenza, i lavori di bonifica non risultano essere ancora iniziati, benché la società responsabile abbia indicato di prevedere che i lavori saranno completati entro fine 2007. Con riferimento alle “discariche pubbliche” la Commissione ha osservato che i tempi previsti per l'esecuzione delle opere di bonifica (oltre 4 anni) non appaiono essere congrui alla luce della situazione di pericolo per la salute umana e l'ambiente. Complessivamente la Commissione ha rilevato poi che ad oltre 18 mesi dalla data della sentenza, le opere di rimedio e ripristino ambientale non sono state ancora intraprese e sono oggetto di un Progetto di bonifica, di cui non è noto lo stato di attuazione e che richiederà, in ogni caso, oltre 4 anni per essere completato.”
(4) Le consulenze tecniche e i documenti processuali costituiscono una fonte di conoscenza unica su quanto avvenuto nei mesi successivi all'incidente del '76 a Manfredonia
(5) OMS Ambiente e Stato di Salute nella popolazione delle aree ad alto rischio di crisi ambientale in Italia. Epidemiologia&prevenzione 2002, 26 (6) suppl 1-56
Comunicato a cura di
Micaela Abbinante
Ufficio Stampa
ASL BAT 1
Fonte:

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