Nightguide intervista Marco Di Noia

Nightguide intervista Marco Di Noia


Leonardo Da Vinci in pop, l'omaggio al genio italiano di Marco Di Noia, è disponibile dal 14 Novembre: ci sono state mostre, concerti, esposizioni, documentari e dimostrazioni, ma un vero e proprio concept album dedicato a Da Vinci arriva solo adesso. Marco Di Noia ha creato un disco in cui gli strumenti tradizionali, che siamo abituati a sentire ovunque, suonano insieme agli strumenti creati da Da Vinci secoli fa: a chitarre, batteria e basso si uniscono l'organo di carta, la viola organista e la piva a vento continuo. I testi di Leonardo Da Vinci in pop si basano sulla vita dell'artista italiano, e ci sono riferimenti ai codici leonardeschi, alla deriva pop dei suoi lavori, al volo come concetto esistenzialista e al furto della Gioconda, avvenuto nel 1911 a opera di Vincenzo Peruggia. Marco Di Noia si è letteralmente tuffato in libri, articoli, documentari, mostre e musei per capire sia i successi che i fallimenti di Da Vinci, scrivendo tutti i testi dei suoi pezzi, mentre le musiche sono composte e arrangiate da Stefano Cucchi e Alberto Cutolo.





Hai scelto di prendere parte alla celebrazione per i 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci con Leonardo Da Vinci in pop: come mai questo grande amore per Da Vinci?
Lo considero l'italiano degli italiani. Amo i grandi personaggi eclettici, e lui è forse l'eccellenza più fulgida di questa categoria. Sono poi nato in un ospedale affacciato sul Cenacolo Vinciano, e ciò mi ha reso Leonardo simpatico, sin da quando ero bambino. Inoltre molti posti di Milano, la mia città, rimandano a lui e al suo lascito. Quindi per me è impossibile non ammirare quest'uomo che ci rende orgogliosi di essere italiani.


Nel tuo disco ci sono l'organo di carta, la viola organista e la piva a vento continuo, tutti strumenti disegnati da Da Vinci: sei rimasto stupito dal loro suono? E come si sono amalgamati con gli strumenti più tradizionali che ci sono nell'album? Com'è stato vedere progetti di Leonardo Da Vinci prendere vita?
Gli strumenti leonardeschi amabilmente realizzati dal liutaio Michele Sangineto, a partire dai progetti di Leonardo, suonano come strumenti medievali. E di fatto Leonardo era solito apportare migliorie, in questo caso, a strumenti musicali già esistenti. L'amalgama trovata è affascinante, e crea un sound fresco che unisce il Rinascimento ai giorni nostri. Ma per questo bisogna ringraziare l'arpista di fama internazionale Adriano Sangineto, che li ha inseriti nei brani e suonati ad arte, e Alberto Cutolo, Stefano Cucchi, Ace of Lovers, Richard Arduini che, insieme al fonico, Francesco Coletti, hanno creato l'alchimia.


Un brano dedicato a un artista non è raro, un intero album è già più difficile da trovare: definiresti il tuo disco un concept album?
Trattandosi di cinque tracce lo definirei più un concept EP! Scherzi a parte, “Leonardo da Vinci in pop” ha tutte le caratteristiche di un concept album, che tradizionalmente declina gli aspetti di una tematica o di un racconto in più brani.


Domanda probabilmente improbabile, ma se ti chiedessi di immaginare un Da Vinci contemporaneo come lo vedresti? E che tipo di musica credi ascolterebbe?
Lo vedrei un personaggio troppo eclettico per le strategie del marketing attuali, che tendono a inserire le proposte artistiche in scatoloni etichettati, dalle rotte di vendita già definite. Già il suo essere sperimentatore non fu pienamente compreso dai suoi contemporanei, figuriamoci ai giorni nostri... Ma probabilmente se ne fregherebbe altamente, impiegherebbe parte del suo genio in un'attività utile a sbarcare il lunario e continuerebbe con i suoi studi nel tempo libero. Da persona indubbiamente curiosa, ascolterebbe veri generi musicali, probabilmente privilegiando quelli con una ricerca e una complessità artistica dietro. Per gioco, lo si potrebbe ipotizzare sia amante della musica classica, che dell'elettronica dei Kraftwerk, che dei gruppi e dei cantautori prog italiani. Magari con una vena psichedelica pinkfloydiana o istrionica alla Queen.


Restiamo sulle domande improbabili: questo paese è la culla del rinascimento, e Da Vinci ne faceva parte: credi che però ci siamo fossilizzati su quel periodo, fermati ad ammirare un passato effettivamente difficile da eguagliare, e rischiamo di non dare attenzione ad artisti contemporanei che magari ne meriterebbero molta di più, e non riescono ad emergere per questo? Simo rimasti un po' fermi a qualche secolo fa, secondo te?
Scrissi la risposta a questa domanda in un mio brano del 2013 dal titolo “L'arte di arrangiarsi”: ... ed il Rinascimento di Leonardo e Caravaggio è ormai natura che non dà sostentamento quanto l'apertura di un'impresa di tinteggio, anche a fare il pittore ci vuole coraggio, se l'unica arte che non ti mette in forse in questo Paese è l'arte di arrangiarsi... . Siamo rimasti fermi a qualche secolo fa?? No, siamo andati indietro, dato che nel Rinascimento c'era il Mecenatismo artistico e oggi ci sono i limiti di età per i concorsi musicali...


Domanda che odiano tutti: quali sono i tuoi tre dischi preferiti in assoluto, quelli che non possono mancare nella tua collezione?
La trovo invece una bellissima domanda! Senza dubbio “Sgt Pepper's Lonely Hearts Club Band” dei Beatles, “A Night at Opera” dei Queen e il “Simon and Garfunkel's Greatest Hits”... poi magari riserverei romanticamente un posticino anche al mio “Elettro Acqua 3D”.

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