Nightguide intervista Agnello, una band tutt'altro che indifesa

Nightguide intervista Agnello, una band tutt'altro che indifesa


È uscito da poco per Garrincha Dischi “Il Minotauro”, l’EP d’esordio di una band, che nonostante il nome è tutt’altro che indifesa. Manfredi Agnello (voce e chitarra ritmica), Andrea Chentrens (batteria), Francesco Cardullo (basso), Daniele Caviglia (lead guitar), Vincenzo Salerno (sassofono) insieme formano gli Agnello, e ve li presentiamo oggi.
NG. Agnello è il tuo cognome, Manfredi, ma avete scelto anche di usarlo come nome del gruppo. Cosa rappresenta per voi la figura dell’agnello?
In verità Agnello è semplicemente il mio cognome. Ci piacerebbe avere una storia a riguardo ma è capitato e basta. Ad ogni modo, nell'immaginario collettivo l’agnello è simbolo di docilità e sacrificio, immagini che ricorrono nella nostra produzione. 
NG. Da quanto tempo suonate insieme e come vi siete conosciuti?
Suoniamo insieme da due anni. Le prime canzoni sono venute fuori durante gli anni dell’università, dopo è cambiato il mio modo di tenerle, le ho condivise e ho subito trovato Luca e Andrea, poi sono venuti Francesco, Vincenzo e Daniele, Luca ci ha salutati ma noi non ci siamo fermati. A tenerci insieme è la musica, il materiale condiviso ha colpito i ragazzi e da allora non ci siamo più separati. 
NG. Quanti anni avete?
Dai 27 ai 32. Poi ci sta Vincenzo, il nostro splendido sassofonista di 41 anni che alza la media ostacolandoci nei concorsi rivolti ai giovani. 
NG. Il vostro EP si intitola Il Minotauro e sembra proprio che ad ispirarvi sia stato Durrenmatt. Chi di voi lo ha letto? Per passione o per studio?
Il Minotauro lo ha letto Manfredi. Il libro mi è stato regalato tanti anni fa, a darmelo fu una di quelle conoscenze che pur non riuscendo mai esprimersi finisce comunque con il lasciarti qualcosa: in questo caso Il Minotauro Durrenmatt, libro meraviglioso. Mi sono innamorato di questa bestia piena di sentimenti ma senza linguaggio, condannata alla solitudine e alla deformità, costretta in un labirinto di specchi infiniti. Può capitare di provare un simile tipo di amore? 
NG. Chi scrive i testi?
Se ne occupa Manfredi, è autore dei testi e degli scheletri delle canzoni. Insieme curiamo strutture ed arrangiamenti.
NG. Chi è Marta?
Marta è una persona molto speciale nella vita di Manfredi. Ogni volta che suoniamo Marta si crea una piccola magia che, seppure solo Manfredi ha vissuto, ci fa commuovere tutti. La domanda non è “chi è marta” ma “cosa rappresenta”. Marta mi ha insegnato cos'è l’amore per me: provare a riempire il vuoto che ognuno di noi porta dentro di sé, avere compagnia nella dolorosa lotta contro se stessi e contro la solitudine, crescere insieme.
NG. Siete tutti d’accordo sul fatto che “dopo la vita c’è il nulla”?
Più o meno tutti d’accordo, veniamo dal niente torneremo al niente. Però non si può mai sapere.
NG. Cos’è che vi fa penare e cosa vi terrorizza?
Tante cose. Il dolore, la malattia, le destre nazionali e la stupidità, la possibilità di non essere utili, vivere una vita emotivamente povera e chi più ne ha più ne metta. 
NG. Se poteste andare a cena con uno dei vostri idoli musicali, chi scegliereste e perché?
Domanda maledetta, non se ne può scegliere uno soltanto. Daniele uscirebbe volentieri con Frank Zappa, lo ritiene il suo mentore spirituale. A proposito Frank se stai leggendo questa intervista Daniele vorrebbe spiegato da te il valore di essere “ totalmente liberi” (cit. Totally Free - Zappa). Francesco farebbe una chiacchierata con Pete Seeger, un cantautore che negli anni 60 aveva previsto i disastri civili ed ambientali che la nostra generazione sta affrontando.
 



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